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Inquilini abusivi. Niente luce, acqua e gas se manca il titolo per occupare



Occupazioni abusive alle strette. Stop agli allacciamenti di luce e gas. Per ottenerli sarà necessario che gli inquilini dimostrino di avere un titolo per poter occupare l’immobile. Per chi occupa abusivamente un immobile, inoltre, non sarà possibile fare richiesta per un altro alloggio sociale per almeno cinque anni. Via libera, inoltre, alla sanatoria dei contratti di affitto per gli inquilini che avevano denunciato l’esistenza di un accordo irregolare tra le parti. Fino al 31 dicembre 2015 questi soggetti saranno in possesso di un contratto di affitto valido e pagheranno un canone agevolato. In bilico, invece, il comparto fiscale per gli alloggi sociali. Non sono, infatti, ancora stati equiparati ad abitazione principale e, quindi, sono ancora soggetti al pagamento dell’Imposta municipale unica. Queste le modifiche al Piano casa (dl 47/2014) che ieri hanno trovato accoglimento nel corso delle votazioni agli emendamenti che si sono svolte in aula al senato. Dall’entrata in vigore del Piano casa, quindi, gli allacciamenti di luce, acqua, gas e telefono saranno contingentati. Gli atti aventi a oggetto il rinnovo, la volturazione o la stipulazione di allacciature saranno, infatti, considerati nulli qualora non riportino i dati identificativi del richiedente e il titolo che attesti la proprietà, il regolare possesso o la detenzione dell’unità immobiliare della quale si richiede l’allacciamento. Chiunque, inoltre, trovi il modo di aggirare le disposizioni in vigore o di occupare in modo abusivo un immobile non potrà fare richiesta per ottenere un altro alloggio sociale per almeno cinque anni. Salvi, invece, dall’essere considerati occupanti abusivi e, quindi, di essere sfrattati gli inquilini che, usufruendo dei commi 8 e 9 dell’art. 3 del dlgs 23/2011, avevano autodenunciato l’irregolarità del loro contratto di affitto. A seguito della pronuncia di illegittimità costituzionale a opera della Consulta, questi soggetti, infatti, rischiavano di poter essere messi alla porta dal proprietario. Rischio che ora perde di consistenza fino al 31 dicembre 2015. A correre, invece, il rischio di essere sottoposti a una impropria tassazione sono gli Iacp (Istituti autonomi case popolari). È stata, infatti, trasformata in un ordine del giorno la proposta di modifica al piano casa volta ad assimilare questi alloggi alle abitazioni principali. Ai fini Imu, questi immobili (a differenza di quelli delle cooperative edilizie a proprietà indivisa assegnati ai soci) non essendo di per sé pienamente assimilati ad abitazione principale (e quindi esenti), possono solo usufruire della detrazione di 200 euro. Tuttavia, se essi fossero considerati alloggi sociali, rientrerebbero in pieno nel regime prima casa e quindi, dovrebbero essere esentati dal pagamento Imu (si veda ItaliaOggi del 13 maggio 2013). Nelle mani della commissione bilancio, che in queste ore deciderà se dare il placet o meno alle coperture, sono, invece, le disposizioni che prevedono agevolazioni fiscali. Prima tra tutte la norma sul bonus mobili che svincola l’importo della detrazione fiscale per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici al valore della ristrutturazione edilizia effettuata. Su questo fronte, però, dal presidente della V commissione Antonio Azzollini (Ncd), uno spiraglio è stato aperto da Azzollini: «Abbiamo chiesto al governo spiegazioni sulle coperture e ci è stata fornita una dettagliata relazione tecnica. Riusciremo a trovare una soluzione». In ballo, poi, anche le norme che prevedono l’assimilazione ad abitazione principale e, quindi, l’esenzione Imu per gli immobili di proprietà di anziani o disabili con residenza presso un istituto di ricovero o di assistenza sanitaria e degli immobili di proprietà di soggetti residenti all’estero purché non locati né concessi in comodato. In forse, infine, anche le disposizioni che prevedono l’aliquota Imu bloccata al 4 per mille per gli immobili affittati a canone concordato nei comuni con emergenza abitativa.